Grado e sottotipo
Il grado istologico può aiutare a determinare l’aggressività del tumore, la prognosi della malattia e l’approccio di cura. Altra importante valutazione per individuare l’approccio terapeutico è l’identificazione del cosiddetto sottotipo tumorale. Il tumore al seno può presentarsi in forme diverse, che si differenziano in base alle caratteristiche molecolari, come la presenza di recettori degli ormoni estrogeno (ER-positivi) e progesterone (PR-positivi) e l’eccesso di copie di un gene denominato HER2. Tali caratteristiche possono essere individuate attraverso una biopsia.
In particolare, tra i sottotipi tumorali vi sono quelli che presentano:
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Recettori ormonali positivi (ER+ o PR+)
i tumori ormono-sensibili possono rispondere alle terapie ormonali, che agiscono impedendo agli estrogeni di legarsi alle cellule tumorali, riducendo i livelli di estrogeni o il numero di recettori per gli estrogeni sulle cellule. Si tratta del tumore al seno più diffuso e anche quello che ha una prognosi migliore. In alcuni casi si possono sviluppare metastasi a distanza di anni, per lo più alle ossa;
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HER2 (recettore per il fattore di crescita epidermico umano 2) positivi
i tumori al seno con sovraespressione di HER2, ritenuti più aggressivi e soggetti a un maggiore rischio di recidiva rispetto a quelli tipo HER2-negativo, possono essere trattati con una terapia anti-HER2 mirata. I tumori di questo sottotipo rappresentano circa il 20% del totale e sono più aggressivi di quelli sensibili agli ormoni. Le metastasi, quando insorgono, interessano frequentemente il cervello;
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Tripli negativi
questi sottotipi di tumori sono negativi sia per i recettori degli estrogeni e del progesterone sia per quelli di HER2. In questi casi si usa la chemioterapia, e non le terapie ormonali né quelle anti-HER2, perché mancano i bersagli contro i quali queste terapie sono dirette. Si tratta di tumori aggressivi che spesso ritornano e formano metastasi, soprattutto viscerali.
Le principali terapie
Chirurgia
Il trattamento ha compiuto progressi notevolissimi, passando dai primi interventi mutilanti a quelli cosiddetti “conservativi”, che mirano cioè a eliminare solo la massa tumorale preservando il più possibile i piani muscolari; inoltre è possibile evitare l’asportazione dei linfonodi ascellari nel caso in cui la valutazione del linfonodo sentinella risulti negativa.
I progressi in questo campo consentono inoltre di ricostruire il seno già durante la mastectomia, evitando alla paziente lo stress di un nuovo intervento e garantendo un miglior recupero. è l’opzione terapeutica principale quando il tumore non si è ancora diffuso ad altre strutture o organi e si può attuare in combinazione con radioterapia o chemioterapia.
Generalmente dopo l’intervento, l’oncologo può decidere di attuare una radioterapia, chemioterapia o ormonoterapia postoperatoria per eliminare eventuali cellule neoplastiche residue.
Radioterapia
Attraverso radiazioni ad alta energia si distruggono le cellule tumorali, cercando di non danneggiare i tessuti sani. Viene effettuata di solito dopo l’operazione chirurgica, ma è possibile che venga effettuata già durante l’intervento.
La radioterapia si protrae solitamente per 5 o 6 settimane, con brevi applicazioni, ripetute per 5 giorni di seguito. Infine, la radioterapia può essere utilizzata nelle pazienti con cancro alla mammella metastatico per alleviare i sintomi.
Chemioterapia
Si basa sulla somministrazione di farmaci in grado di impedire la divisione e la riproduzione delle cellule tumorali. Può essere:
- neoadiuvante: quando viene somministrata prima dell’intervento chirurgico per ridurre le dimensioni e l’aggressività della neoplasia;
- adiuvante: quando è effettuata dopo l’intervento, per eliminare eventuali cellule tumorali residue. Nella malattia avanzata, cioè diffusa oltre la mammella in altri organi, la chemioterapia può ridurre eventuali sintomi e prolungare la sopravvivenza. Con la finalità di ridurre la possibilità di recidive locali viene eseguita la radioterapia post-chirurgica.
I farmaci chemioterapici possono essere somministrati per via endovenosa (in strutture ospedaliere) o per via orale (sotto forma di compresse).
Ormonoterapia
Viene somministrata a pazienti che presentano recettori ormonali nelle cellule del tumore. Consiste nella somministrazione di farmaci che bloccano l’attività degli ormoni estrogeni (sono coinvolti nell’insorgenza e nello sviluppo di almeno un terzo dei tumori mammari).
I meccanismi d’azione sono principalmente tre:
- impedire alla cellula tumorale di essere influenzata dagli ormoni estrogeni prodotti dall’organismo attraverso la somministrazione di un antiestrogeno;
- inibire la produzione degli estrogeni nelle donne in post-menopausa;
- inibire la produzione degli estrogeni prodotti dalle ovaie, nelle donne in pre-menopausa.
La possibilità di essere sottoposte alla terapia ormonale dipende dalla presenza di recettori estrogenici e/o progestinici sulle cellule tumorali.
Come per la chemioterapia anche l’ormonoterapia viene somministrata con le stesse finalità in tutte le fasi della malattia (presenta però effetti collaterali limitati rispetto alla chemioterapia).
La terapia ormonale quindi può essere attuata sia nelle donne con forma iniziale di carcinoma mammario (ormonoterapia adiuvante), sia nelle donne con carcinoma mammario metastatico.
Terapie mirate
Sono definite anche terapie biologiche e vengono indirizzate contro le vie che controllano la crescita e la diffusione del cancro, modulando specifici processi molecolari e cellulari che partecipano allo sviluppo e alla progressione della malattia.
I farmaci a bersaglio molecolare agiscono in modo mirato sul recettore HER2 o su altri specifici bersagli molecolari, come mTOR, coinvolti nello sviluppo del tumore.
Il meccanismo d’azione di questi farmaci è simile a quello di una chiave che si inserisce in una serratura, quindi mirato a uno specifico meccanismo del tumore. Vi sono inoltre nuove terapie specifiche per lo stadio avanzato: colpiscono alcuni enzimi, le chinasi ciclina-dipendenti 4 e 6, di cui le cellule tumorali hanno bisogno per replicarsi e quindi per formare le metastasi. Questi farmaci bloccano l’azione degli enzimi, rallentando così la duplicazione delle cellule malate.
Sono indicati nel trattamento di chi ha un tumore ormono-responsivo e negativo al recettore HER2 in associazione a una terapia ormonale.
1.“I numeri del cancro in Italia 2020” (AIOM-AIRTUM-SIAPEC-IAP)
2. Neoplasie della mammella (edizione 2020), Linee Guida AIOM