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Author Archive Fabrizio

ByFabrizio

Tre porzioni di frutta nella mezza età per prevenire la depressione

I sintomi depressivi in età avanzata, spesso accompagnati da perdita di appetito, insonnia, scarsa concentrazione e aumento della fatica fisica, si combattono attraverso una dieta ricca di frutta, a partire dalla mezza età. Lo conferma uno studio longitudinale condotto dalla Yong Loo Lin School of Medicine della National University di Singapore (Nus Medicine) e pubblicato sul Journal of Nutrition, Health and Aging, che ha coinvolto 13.738 partecipanti seguiti per circa 20 anni. I ricercatori hanno scoperto che chi consumava maggiori quantità di frutta in età più giovane, mostrava una probabilità ridotta di sperimentare sintomi depressivi in età avanzata. L’associazione potrebbe essere dovuta ai livelli di antiossidanti e micronutrienti antinfiammatori presenti nella frutta, come vitamina C, carotenoidi e flavonoidi, che hanno dimostrato di ridurre lo stress ossidativo e inibire i processi infiammatori nel corpo che possono influenzare lo sviluppo della depressione. Il consumo di verdure, d’altra parte, non ha mostrato alcuna associazione con la probabilità di sintomi depressivi.

Koh Woon Puay del Healthy Longevity Translational Research Programme della Nus Medicine e Principal Investigator dello studio, ha dichiarato: “Il nostro studio sottolinea l’importanza del consumo di frutta come misura preventiva contro la depressione correlata all’invecchiamento. I partecipanti che consumavano almeno 3 porzioni al giorno, rispetto a quelli che consumavano meno di una porzione al giorno, sono stati in grado di ridurre significativamente la probabilità di depressione correlata all’invecchiamento di almeno il 21%. Ciò può essere ottenuto mangiando una o due porzioni di frutta dopo ogni pasto”. Nella fase iniziale dello studio dal 1993 al 1998, quando i partecipanti avevano un’età media di 51 anni, è stato chiesto loro di rispondere a un questionario strutturato sulla frequenza con cui consumavano una porzione standard di ciascun alimento al giorno, per 14 frutti e 25 verdure. Nel 2014-2016, quando i partecipanti avevano un’età media di 73 anni, i sintomi depressivi sono stati esaminati utilizzando un test standard (Geriatric Depression Scale). Dopo aver considerato fattori che potevano potenzialmente incidere sui risultati, inclusi la storia medica e livello di attività fisica, il team ha scoperto che un maggiore consumo di frutta era associato a minori probabilità di sintomi depressivi.

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ISS: cala mortalità per tumori ma non al Sud

Cala la mortalità per tumori in Italia, ma non al Sud dove si perdono più anni di vita per i tumori della mammella e del colon e i tassi di mortalità, che storicamente erano più bassi rispetto al Nord, ora sono paragonabili.

Lo afferma il primo rapporto del Gruppo di Lavoro su equità e salute nelle Regioni dell’Istituto Superiore di Sanità, pubblicato oggi sul sito dell’Iss, secondo cui tra le cause c’è anche il minore ricorso agli screening: nelle aree dove si partecipa meno a questa forma di prevenzione, sottolineano gli autori, oltre ad avere una maggiore mortalità c’è anche un più alto l’indice di fuga, il numero cioè di pazienti costretto a spostarsi per potersi operare. Il gruppo, istituito dal presidente dell’Iss Rocco Bellantone, ha evidenziato che per il tumore della mammella e per il tumore del colon-retto, che rappresentano il 40% di tutte le diagnosi di tumore in Italia, sono forti le differenze regionali. “A questo rapporto, seguirà a breve, un lavoro simile sulle patologie cardiovascolari” afferma Bellantone. In Italia, la mortalità per tumore della mammella dal 2001 al 2021 si è ridotta del 16%, ma con ritmi diversi nelle diverse aree del Paese: al Sud la riduzione di mortalità è stata inferiore rispetto a quanto osservato nel Nord (-6% contro -21%). In alcune Regioni del Sud, quali Calabria, Molise e Basilicata, si osservano addirittura degli incrementi rispettivamente pari al 9%, 6% e 0,8%. Anche per il tumore del colon gli andamenti sono simili: dal 2005 al 2021 risulta che nelle donne la mortalità si è ridotta di circa il 30% nelle aree del Nord (-29%) e del Centro (-27%) e molto meno al Sud (-14%). Il divario tra Nord e Sud risulta ancora più ampio fra gli uomini, dove la riduzione è stata pari a -33% nel Nord, -26% al Centro e solo -8% nel Meridione. La regione più critica è rappresentata dalla Calabria dove in 15 anni la riduzione è stata minima nelle donne (-2%) e praticamente nulla negli uomini (-0,9%).

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Ministero Salute: “Sul Covid-19 il monitoraggio è costante’

“In considerazione dell’attuale andamento epidemiologico del Covid-19, dell’Influenza Aviaria e della Dengue, vogliamo rassicurare la popolazione sulla continua efficacia delle misure adottate e sull’impegno costante del Ministero della Salute per garantire la salute pubblica. Anche di fronte a nuove sfide, l’approccio rimane improntato a criteri di responsabilità e di rispetto delle norme vigenti”.

È quanto dichiara il Capo dipartimento della Prevenzione del Ministero della Salute, Mara Campitiello. “Riguardo al Covid-19 – spiega Campitiello – il monitoraggio è costante e attento. Nonostante il lieve aumento dei casi, l’incidenza resta complessivamente bassa e l’impatto sugli ospedali è limitato. Il sistema di sorveglianza è in grado di adattarsi alle evoluzioni del virus, mantenendo la popolazione informata e protetta. Così come resta basso il rischio di influenza aviaria per la popolazione generale grazie alle rigorose misure di controllo messe in atto, che includono la prevenzione dell’infezione nell’uomo e la vaccinazione antinfluenzale per il personale a rischio. Anche sulla Dengue, il Ministero della Salute, in collaborazione con l’ECDC, monitora attentamente la situazione. Abbiamo potenziato le attività di sorveglianza su tutto il territorio nazionale, con misure di bonifica ambientale per ridurre i siti di proliferazione delle zanzare. Dall’inizio del 2024, in Italia sono stati notificati 283 casi confermati di Dengue, tutti associati a viaggi all’estero. Per questo è importante seguire le raccomandazioni, che abbiamo diffuso anche nei porti e aeroporti, per proteggersi se si viaggia in Paesi a rischio Dengue”. “Il Ministero della Salute – conclude la responsabile del Dipartimento di prevenzione – garantisce l’attento monitoraggio della situazione epidemiologica di tutti i virus e l’adozione di tutte le misure di prevenzione necessarie. Invitiamo i cittadini a seguire le raccomandazioni delle autorità sanitarie e a mantenere la fiducia nel Servizio sanitario nazionale, che continua a lavorare instancabilmente a tutela della salute pubblica”.

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Cistite in estate, donne più colpite: cause, sintomi, come prevenirla

Può essere una scomoda compagna di vacanze, e rendere più complicati i giorni tanto sognati sotto l’ombrellone, fra mare e bagnasciuga. Estate tempo di cistite, soprattutto tra le donne. Secondo le stime, almeno una su 3 ne ha sofferto nella vita e fra queste c’è chi va incontro a forme ricorrenti. “Le cistiti, episodi fastidiosi di infezioni delle vie urinarie che colpiscono più facilmente le donne, sono molto più frequenti in estate per tante ragioni – spiega Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell’ospedale policlinico San Martino di Genova – Si beve meno acqua, in genere si hanno più rapporti sessuali” nella stagione delle vacanze “e la cistite, nelle donne sessualmente attive, è appunto spesso correlata direttamente ai rapporti sessuali”. Altre condizioni che aumentano il rischio di incappare in una cistite sono per esempio “il costume bagnato – elenca ancora Bassetti – o degli indumenti particolarmente stretti che magari si utilizzano di più in estate, tutti fattori che aumentano evidentemente il rischio di queste infezioni che possono essere veramente fastidiose, soprattutto nel genere femminile”.

Campanelli d’allarme sono il classico bruciore, o dolore, quando si fa la pipì; difficoltà a urinare e bisogno frequente e urgente; ma anche una sensazione di peso sulla vescica, al basso ventre, e di non completo svuotamento e visivamente si osservano anche urine torbide. Il fastidio può essere significativo, osserva l’infettivologo, sottolineando l’importanza di non trascurare questa problematica, perché spesso questi episodi di cistite “portano a un utilizzo spropositato di antibiotici, anche in autoprescrizione – avverte lo specialista – Purtroppo oggi le infezioni urinarie sono uno dei settori nel quale abbiamo più facilmente batteri resistenti agli antibiotici, necessità di ricovero in ospedale e quant’altro. Quindi bisogna fare grande attenzione”, ammonisce. L’esperto affronta il tema anche in un post su Facebook dedicato alle cistiti estive, nel quale dispensa qualche consiglio “per provare a prevenirle: bevi almeno 2 litri di acqua al giorno – suggerisce – segui una dieta ricca di vitamine e antiossidanti come frutta e verdura; evita cibi zuccherati e bevande gassate; svolgi attività fisica regolarmente; bevi molta acqua; limita il consumo di caffè, alcolici, dolci o cibi troppo conditi; non trattenere la pipì; non indossare vestiti troppo attillati di materiale sintetico o passare la giornata con il costume bagnato”. E infine: “In caso di episodio di cistite, è molto importante fare un’urinocoltura prima di iniziare l’antibiotico (meglio evitare il fai da te)”.

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Solo 10% degli anziani con vaccino Covid, 50% con anti-influenza

Nell’ultimacampagna di vaccinazione contro Covid-19, si è vaccinato solo il 10,2% degliover 60, con valori compresi tra il 19,2% della Toscana e l’1,8% della Sicilia.La campagna antinfluenzale tra gli over 65, invece, secondo le primerilevazione, non ha raggiunto il 50%. Sono alcuni dei dati presentati questamattina nel corso dell’evento “Politiche di immunizzazione dei soggettiadulti e fragili: dalla promozione della buona salute al contrastodell’AMR”, realizzato ieri da The European House-Ambrosetti.

“L’invecchiamentodella popolazione e i progressi della medicina hanno aumentato il numero disoggetti fragili e quindi predisposti alle infezioni”, ha affermatoMassimo Andreoni, direttore scientifico della Società Italiana di MalattieInfettive e Tropicali (SIMIT). “In questa popolazione gli interventi diprevenzione, primi tra tutti le vaccinazioni, rappresentano un efficacestrumento per ridurre il rischio di infezioni”. Tuttavia, “nel nostroPaese stiamo assistendo ad una disaffezione importante alle pratiche vaccinalicon una riduzione importante delle coperture per molti virus respiratori”,ha sottolineato la presidente della Società Italiana d’Igiene, MedicinaPreventiva e Sanità Pubblica (SItI) Roberta Siliquini. Da qui l’invito aGoverno e Regioni a rafforzare le politiche vaccinali, intervenendosull’organizzazione, per esempio aggiornando costantemente il calendariovaccinale e completando l’anagrafe vaccinale, investendo in comunicazione eaumentando le risorse economiche.

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Corte dei Conti, mantenere alto il livello di spesa per la sanità pubblica

La Corte dei conti “ha già sottolineato come il livello di spesa sanitaria in Italia sia più contenuto degli altri paesi Ue. Ciò spinge a riguardare la spesa sanitaria e va considerato anche che la spesa sanitaria privata sta crescendo in modo consistente, con una forte differenza della capacità di spesa tra fasce più e meno agiate della popolazione. C’è dunque bisogno di mantenere un livello di spesa pubblica elevato”. Lo ha affermato l’esponente della Corte dei Conti Enrico Flaccadoro in audizione alla Commissione Affari sociali in merito alla pdl ‘Disposizioni concernenti finanziamento, organizzazione e il funzionamento del Ssn”.  La proposta di legge, ha sottolineato, “è molto ampia”. Flaccadoro ha esaminato i vari punti della pdl concentrandosi sulla questione delle coperture economiche e ricordando che il testo di legge all’articolo 1 indica di portare all’8% la spesa rispetto al Pil per rispondere al finanziamento della spesa sanitaria. Rispetto quindi alla previsione del testo di legge di usare l’indice di deprivazione per la redistribuzione delle risorse tra le Regioni, “ciò è coerente anche con il quadro internazionale. Tuttavia – ha sottolineato Flaccadoro – l’indice di deprivazione si presenta variabile negli anni e questo potrebbe comportare una difficoltà di programmazione da parte delle regioni ma questa – ha concluso – è una questione che può essere affrontata”.

“La condizione di sottofinanziamento del Ssn è largamente condivisibile: la quota del 7% del Pil nel 2021per la sanità è più bassa sia della media dei paesi Ue ed anche la spesa pro capote in sanita in Italia è più bassa sia della media Ue sia dei paesi Ocse”, ma nonostante questo il Ssn “sembra comunque mostrare ancora una certa resilienza”. Lo ha sottolineato Giampaolo Arachi, componente del Consiglio dell’Ufficio parlamentare di bilancio della Camera, in audizione alla Commissione Affari sociali nell’ambito dell’esame della proposta di legge su ‘Disposizioni concernenti il finanziamento, l’organizzazione e il funzionamento del Servizio sanitario nazionale’. “Il significativo disinvestimento nella sanita pubblica – ha rilevato Arachi – aveva sottoposto il Ssn a forti tensioni già prima della pandemia. Queste tensioni si sono aggravate con le crisi sanitarie e ora sono di nuovo diffuse le preoccupazioni su personale e liste d’attesa, anche se con il Pnrr si sta cercando di ridimensionare il divario tra le regioni”. Nonostante ciò, ha evidenziato l’esperto, “il Ssn sembra comunque mostrare ancora una certa resilienza e l’Italia presenta una situazione che appare ancora sufficientemente positiva: ad esempio, l’Italia è il terzo paese Ue con la speranza di vita più elevata sopra i 65 anni, e più bassi tassi di mortalità”. Tuttavia, ha rimarcato, “ci sono forti differenze territoriali” ed “appare difficile che si possa mantenere nel tempo tale resilienza se non si affrontano le criticità. La pdl prevede varie misure in tal senso”.

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SINUC: “Le diete scorrette portano alla malnutrizione”

Lo stile alimentare occidentale, sia per eccesso che per difetto, può avere significative ripercussioni sulla salute dei pazienti, eppure la gestione clinica della malnutrizione presenta ancora diverse lacune. L’istituzione di un fondo per la prevenzione delle malattie basato su approcci nutrizionali corretti potrebbe combatterla. Lo sottolinea Maurizio Muscaritoli, Presidente SINuC, la Società Italiana di Nutrizione Clinica e Metabolismo aggiungendo che le conseguenze di una dieta scorretta “sono numerose e gravi: aumenta il rischio di patologie nei soggetti sani, il rischio di complicazioni nelle persone con patologie croniche, riduce la durata e la qualità della vita”.

La SINuC sottolinea anche “l’enorme importanza di un fondo sanitario dedicato alla prevenzione delle malattie proprio con approcci nutrizionali improntati a corretti stili di vita sin dalla prima infanzia”. Uno studio della Fondazione Aletheia, patrocinato dal ministero della Salute, indica che una riduzione del 20% delle calorie assunte da alimenti ad alto contenuto di zucchero, sale e grassi saturi potrebbe prevenire in Italia 688 mila malattie croniche entro il 2050 e far risparmiare 278 milioni di euro l’anno di spesa sanitaria. Per coprire i costi di sovrappeso e obesità, ogni italiano paga quasi 300 euro di tasse l’anno per una contrazione del PIL del 2,8%. Pesano nel calcolo, l’adozione di una dieta ricca di carne e cibi pronti o ultra-processati. Negli ultimi venti anni in Italia, c’è stato un aumento del 7,1% delle persone in sovrappeso e del 36,4% di quelle obese. “Secondo uno studio presentato al meeting dell’American Society for Nutrition assumere quantità elevate di cibo ultra-processato può ridurre la durata della vita di oltre il 10%. Il rischio di mortalità sale al 15% per gli uomini e al 14% per le donne- spiega Alessio Molfino, del Dipartimento di Medicina Traslazionale e di Precisione Sapienza Università di Roma- Quando parliamo di malnutrizione dobbiamo considerare entrambe le facce della medaglia, la malnutrizione per eccesso, ma anche quella per difetto con obesità e perdita di massa muscolare, condizione nota come obesità sarcopenica, in grado di aumentare il rischio di fragilità”. E’ ancora la dieta mediterranea a mostrare vantaggi a lungo termine: maggiore longevità, diminuzione dell’infiammazione e migliore immunità grazie anche al miglior profilo del microbiota intestinale.

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Studio: andare a lavoro in bici o a piedi riduce il rischio di morte

I pendolari che vanno al lavoro in bicicletta o a piedi hanno un rischio inferiore sia di malattie mentali sia fisiche. Lo rivela uno studio a lungo termine pubblicato nella rivista Bmj Public Health e condotto da Bruce Whyte, del Glasgow Centre for Population Health. I benefici più evidenti si sono riscontrati tra i ciclisti, per i quali il rischio di morte per qualsiasi causa era inferiore del 47%, quindi quasi dimezzato. I ricercatori hanno utilizzato dati rappresentativi a livello nazionale provenienti dallo Scottish Longitudinal Study (Sls), concentrandosi su persone di 16-74 anni.

L’analisi finale si è basata su 82.297 persone, cui è stato chiesto il mezzo di trasporto utilizzato. Il viaggio attivo è stato definito come camminare o andare in bicicletta. Tutti gli altri metodi di pendolarismo sono stati definiti come ‘inattivi’. Le risposte sono state collegate a ricoveri ospedalieri nazionali per tutte le cause, malattie cardiovascolari, cancro e incidenti stradali; decessi per tutte queste cause; e prescrizioni per problemi di salute mentale (sedativi, farmaci per l’ansia e antidepressivi) dal 2001 al 2018 inclusi. Rispetto ai pendolari inattivi, coloro che camminavano per andare al lavoro o presso luoghi di studio avevano rischi più bassi di morte e malattie mentali e fisiche. In particolare, andare in bicicletta per il tragitto casa-lavoro o studio porta a un rischio inferiore del 47% di morte, a un rischio inferiore del 10% di ricovero ospedaliero per qualsiasi causa e a un rischio inferiore del 24% di ricovero ospedaliero per malattie cardiovascolari. Anche il rischio di ricevere una prescrizione di farmaci per malattie cardiovascolari si riduce del 30%, e del 51% il rischio di morire di cancro, del 24% il rischio di ricovero per il cancro, del 20% il rischio di ricevere farmaci per problemi di salute mentale. Tuttavia, i pendolari ciclisti avevano il doppio delle probabilità rispetto ai pendolari inattivi di essere ricoverati in ospedale a seguito di un incidente stradale. Il pendolarismo a piedi si associa ad un rischio inferiore dell’11% di ricovero ospedaliero per qualsiasi causa e a un rischio inferiore del 10% di ricovero ospedaliero per malattie cardiovascolari. È stato anche associato, rispettivamente, a rischi inferiori del 10% e del 7% di ricevere prescrizioni di farmaci per malattie cardiovascolari e problemi di salute mentale.

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Farmaci: come conservarli in estate … arriva il vademecum dell’AIFA

Il grande caldo è arrivato e, secondo le previsioni, si protrarrà per le prossime due settimane. “Anche i farmaci temono il caldo e per questo, in estate, è necessario qualche accorgimento in più per conservarli correttamente”, avverte l’Agenzia Italiana del Farmaco, che ha pubblicato un vademecum sull’argomento. Se il foglietto illustrativo è il punto di riferimento per ogni farmaco e indica le esatte modalità e temperature di conservazione, esistono però dei principi generali che è bene tenere a mente, ricorda l’agenzia. In generale, i farmaci vanno conservati in ambienti freschi e asciutti a una temperatura inferiore a 25°C. Per questo, quando si viaggia è buona norma dotarsi di borse refrigerate. Se li si tiene in macchina, è bene ricordarsi che l’abitacolo è più fresco del portabagagli. In aereo, invece, è meglio portare i farmaci salvavita nel bagaglio a mano insieme alle prescrizioni, aggiunge l’Aifa. Occorre però tenere conto delle regole relative al trasporto di liquidi nel bagaglio a mano.

Per alcuni farmaci, invece, sono necessarie particolari condizioni di conservazione. L’insulina, ad esempio, deve essere conservata in frigo a una temperatura compresa tra 2 e 8 °C. Altri farmaci particolarmente sensibili alle variazioni termiche sono quelli per la tiroide, i contraccettivi e altri medicinali a base ormonale. In ogni caso è bene evitare di esporre i medicinali a fonti di calore e a irradiazione solare diretta.

Un aspetto da tenere a mente è sempre l’aspetto: se sembra diverso dal solito è bene consultare il medico o il farmacista prima di assumerlo. Importante anche verificare se i farmaci che si stanno prendendo sono compatibili con l’esposizione al sole. Alcuni – specie creme cortisoniche, gel, soluzioni o spray – possono provocare reazioni di fotosensibilizzazione come dermatiti o eczemi. In questi casi occorre evitare l’esposizione al sole.

Infine, un consiglio per quando si viaggia. Qualunque sia la stagione, è bene trasportare i farmaci nella confezione originale. È utile a proteggerli da luce e umidità e, inoltre, nel caso fosse necessario acquistare il farmaco, la confezione potrà essere d’ausilio a dialogare con medici e farmacisti del luogo, conclude l’Aifa.

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Tumori: 40% casi e 50% decessi attribuibili agli stili di vita

Quattro casi di cancro su dieci e circa la metà di tutte le morti per cancro tra gli adulti di 30 anni e oltre negli Stati Uniti (ogni anno circa 713.340 casi di cancro e 262.120 morti per cancro) potrebbero essere attribuiti a fattori di rischio modificabili, tra cui il fumo di sigaretta, il peso corporeo eccessivo, il consumo di alcol, l’inattività fisica, la dieta e le infezioni. Il fumo di sigaretta è di gran lunga il principale fattore di rischio, contribuendo a quasi il 20% di tutti i casi di cancro e al 30% di tutte le morti per cancro.

Sono i risultati di uno studio dell’American Cancer Society (ACS), pubblicati sulla rivista CA: A Cancer Journal for Clinicians. “Nonostante il notevole calo della prevalenza del fumo negli ultimi decenni, il numero di morti per cancro al polmone attribuibili al fumo di sigaretta negli Stati Uniti è allarmante”, rileva Farhad Islami, della American Cancer Society e autore principale del rapporto. “Interventi per aiutare a mantenere un peso corporeo sano e una dieta equilibrata possono anche ridurre sostanzialmente il numero di casi e morti di cancro nel paese, soprattutto data l’incidenza crescente di diversi tipi di cancro associati al peso corporeo eccessivo, in particolare nei giovani”. In questo studio, i ricercatori hanno stimato la proporzione e il numero di casi di cancro e morti attribuibili a fattori potenzialmente modificabili per 30 tipi di cancro. Questi fattori di rischio includevano il fumo di sigaretta; il fumo passivo; il sovrappeso; l’alcol; il consumo di carne rossa e lavorata; il basso consumo di frutta e verdura, fibra alimentare e calcio alimentare; l’inattività fisica; le radiazioni ultraviolette (UV); e infezioni con Epstein-Barr (EBV), Helicobacter pylori, epatite B (HBV) e C (HCV), herpes umano di tipo 8, HIV e il papillomavirus umano (HPV). Al sovrappeso è attribuibile il 7,6% dei casi di tumore, seguito dal consumo di alcol (5,4%), dall’esposizione alle radiazioni UV (4,6%) e dall’inattività fisica (3,1%). Il cancro al polmone costituisce il maggior numero di casi attribuibili ai fattori di rischio valutati sia negli uomini (104.410 casi) che nelle donne (97.250), seguito dal melanoma della pelle (50.570), dal cancro del colon-retto (44.310) e dal cancro della vescica urinaria (32.000) negli uomini e dal cancro al seno (83.840), al corpo dell’utero (35.790) e al colon-retto (34.130) nelle donne.