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13 Maggio 2021

Rimborsabilità test genomici, FAVO: “Evitano sofferenze, fate presto!”

I test genomici, se venissero resi rimborsabili in Italia, potrebbero cambiare la vita di moltissime pazienti con tumore al seno. I fondi stanziati dall’Unione Europea ci sono, così come le evidenze scientifiche che stabiliscono come e quando farli. Ma mancano i decreti attuativi. Qual è la posizione dei pazienti in tutto questo? Ne parliamo con Elisabetta Iannelli, Segretario Nazionale FAVO.

I test genomici per il tumore al seno sono una priorità assoluta anche per FAVO, la Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia. Abbiamo per questo intervistato la sua Segretaria Nazionale, Elisabetta Iannelli, per capire qual è la posizione dei pazienti di fronte ai ritardi nell’abbattimento dell’ultimo ostacolo alla rimborsabilità dei test genomici in Italia: i decreti attuativi.

“È importante che i decreti attuativi vengano fatti al più presto, è un passo piccolo per essere Intanto in linea con l’Europa. L’Europa infatti ci dice di evitare tutto ciò che è evitabile nelle terapie, cioè in questo caso evitare chemioterapie inutili. Sappiamo bene che non riguarda tutte le donne che hanno una diagnosi di tumore al seno, ma una parte di queste potranno evitare sofferenze. Sappiamo che la chemioterapia non è esattamente una passeggiata, e oltretutto è un tipo di terapia che comporta non solo una sofferenza fisica e psicologica ma anche ricadute di tipo sociale.”

Le conseguenze della chemioterapia

“Fare una chemioterapia non è solo il costo vivo della terapia, ma significa assenza dal lavoro, difficoltà e magari isolamento sociale. Un peso che grava su welfare e sulla previdenza, quindi a cascata ci sono una serie di conseguenze per cui certamente non è solo economico e medico-scientifico, ma anche etico. È veramente fondamentale che i test genomici possano essere messi a disposizione delle donne, e che potranno beneficiarne gratuitamente il più presto possibile. Temo che gli ostacoli che restino ora siano solo burocratici e quindi a maggior ragione non accettabili. Perché se l’indicazione scientifica è già stata ampiamente affermata e condivisa a livello internazionale, se a livello nazionale sono stati stanziati concretamente dei fondi, l’ultimo passaggio che manca è solo di natura burocratica e quindi non c’è nessuna ragione per non risolvere la questione il più presto possibile.”

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